Statistiche di divorzi in Italia
Lunedì 23 giugno 2014 l’ISTAT, Istituto Nazionale di Statistica, ha pubblicato il report statistico aggiornato sulla situazione di matrimoni e sulla percentuale di divorzi in Italia. L’anno di riferimento per le analisi è il 2012. Riportiamo di seguito i principali dati emersi dal rapporto dell’Istat.
Tasso di separazione e divorzio in calo
Nello scenario italiano, in cui il numero di matrimoni è in continuo calo dal 1995 ad oggi, nell’anno 2012 si è registrato un calo delle separazioni (-0,6%) e dei divorzi (-4,6%) rispetto al 2011.
Nel corso del 2012 si contano 311 separazioni e 174 divorzi ogni 1.000 matrimoni. In valori assoluti le separazioni sono state 88.288 e i divorzi 51.319. I tassi di separazione e di divorzio, che erano sempre cresciuti dal 1995, hanno quindi fermato la loro ascesa.
Tempi per il divorzio
Si stanno riducendo anche i tempi necessari per il divorzio. In media il tempo intercorso tra la sentenza di separazione e la domanda di divorzio sono stati minori a 5 anni nel 62,3% dei casi nel 2012. Tempi che potrebbero essere ulteriormente abbreviati in futuro nel caso passasse la nuova legge su divorzio breve.
Dopo quanti anni e a che età ci si separa e si divorzia
In media la percentuale di divorzi in Italia viene chiesta dopo 16 anni di matrimonio e il divorzio dopo 19 (i tempi sono calcolati considerando il momento della richiesta). I matrimoni recenti durano però sempre di meno. In merito alla classica “crisi del settimo anno”, negli ultimi anni è raddoppiato il numero di matrimoni interrotti dopo 7 anni. Si è passati dal 4,5% del 1985 al 9,3% del 2005. Va però considerato che questi valori sono differenti in caso di matrimonio civile o religioso. I matrimoni celebrati in Chiesa con rito religioso tendono infatti a durare di più rispetto alle nozze con rito civile.
Nel corso del 2012 l’età media dei coniugi che hanno chiesto la separazione era di 47 anni per gli uomini e 44 per le donne. In media il 21,6% delle donne aveva tra i 40 e i 44 anni all’atto della richiesta della separazione, e per gli uomini il 20,9% aveva tra i 45 e i 49 anni. Si può quindi dire che la crisi coniugale colpisce soprattutto i coniugi quarantenni.
Titolo di studio di chi si separa e divorzia
Altro dato interessante è che c’è una maggiore frequenza di separazione tra coniugi con titoli di studio elevati. Nel 2012 il 39% dei mariti che si sono separati aveva il titolo di scuola media inferiore, il 41% quello di scuola media superiore e il 13,5% era laureato. Per le mogli, i dati si attestano al 33,9% per la scuola media inferiore, 44,3% per la scuola media superiore e 16% per la laurea. Calcolando il quoziente di separazione specifico per titolo di studio dei coniugi vediamo che c’è più propensione alla separazione tra uomini e donne con un alto livello di istruzione (laurea o altro titolo universitario).
Matrimoni misti
Anche per quanto riguarda i matrimoni misti, in cui cioè un coniuge è italiano e un coniuge è di un’altra cittadinanza, nel 2012 la percentuale di separazioni sono tornate a salire dopo il trend in discesa degli ultimi anni.
Tipo di procedimento di separazione e divorzio
In merito alla tipologia di procedimento di separazione, che può essere consensuale o giudiziale, nel 2012 l’85,4% delle separazioni sono state consensuali. E anche il 77,4% dei divorzi è stato deciso in modo consensuale. Ci sono disparità geografiche in merito al tipo di rito con cui si chiede la separazione. Ad esempio la separazione giudiziale viene usata nell’11,9% dei casi nel Centro Italia, nel 20,3% dei casi nelle Isole e nel 33,4% dei casi nel Sud.
Di tutte le separazioni giudiziali, il 71,4% viene concesso per intollerabilità della convivenza reciproca, il 23,3% con un addebito della separazione al marito e il 5,3% con l’addebitamento alla moglie.
Altro dato che emerge dallo studio è che chi sceglie il rito giudiziale per separarsi ha un livello di istruzione più basso rispetto a chi sceglie la separazione consensuale.
Separazioni e divorzi con figli e tipo di affido
Nel 2012 il 73,3% delle coppie che si sono separate avevano figli. E per i divorzi le coppie con figli erano il 66,2% del totale. Solo il 48,7% delle separazioni e il 33,1% dei divorzi riguardava coppie con un figlio minorenne.
In seguito all’entrata in vigore della Legge 54/2006 si è registrata negli ultimi annui una inversione di tendenza in merito alla tipologia di affidamento dei figli. Ora la principale modalità scelta dai coniugi all’atto della separazione o del divorzio è l’affido condiviso dei figli minori. In questo modo, con la nuova legge, entrambi i coniugi mantengono la potestà genitoriale e provvedono al sostentamento in modo proporzionale al loro reddito.
Fino al 2005, invece, la principale tipologia di affidamento dei figli era quello esclusivo. I figli venivano affidati quasi sempre alle madri (nei 80,7% dei casi di separazione e nell’82,7% dei divorzi). Nel 2012 nell’89,9% si è scelto l’affido condiviso dei figli, contro solo l’8,8% di affido esclusivo alla madre.
Assegno di mantenimento dopo la separazione
All’atto della separazione viene deciso se uno dei due coniugi debba versare una assegno di mantenimento all’altro e/o ai figli. Per il calcolo dell’importo dell’assegno di mantenimento vengono prese in considerazione sia le condizioni economiche dei due coniugi che le circostanze e gli stili di vita.
Nel 2012, nel 47,3% delle cause di separazione è stato disposto che venisse versato un assegno di mantenimento per i figli. In quasi tutti i casi (94%) è il padre a dover pagare il mantenimento. E nel 35,5% dei casi di separazione, viene disposto un unico assegno di mantenimento, quello per i figli.
Sempre nel 2012 solo il 20,3% delle separazioni ha previsto un assegno di mantenimento per il coniuge.
Nell’11,8% dei casi di separazione era previsto sia il mantenimento per il coniuge che per il figlio.
Nel 44,2% dei casi non era invece previsto alcun mantenimento.
L’importo medio dell’assegno di mantenimento del coniuge è di 496,6 euro, mentre quello per i figli è di 521,2 euro.
Assegnazione della casa coniugale nella separazione
Nel 58,2% delle separazioni, la casa coniugale viene assegnata alla moglie, e solo nel 20,4% dei casi al marito. Il 18,4% delle volte invece i due coniugi vanno ad abitare in due nuove abitazioni distinte, differenti dalla vecchia casa familiare.